Villa Perusini
Splendido esempio di arte settecentesca Villa Perusini si trova lungo la strada che da Castelcucco sale verso Paderno del Grappa, all’interno di
una piccola borgata.
L’edificio si sviluppa su tre piani, con finestra ad arco al centro e piccolo timpano sul tetto: a sinistra si nota una parte aggiunta con due bifore sovrapposte, mentre leggeri ed eleganti stucchi ridipinti a tinte pesanti impreziosiscono i soffitti e le pareti delle stanze.
I primi proprietari furono i Meduna, successivamente i Malfatti per poi passare ai Perusini D’Asolo nel 1739.
Una particolarità è che nel 1801 vi dimorò Napoleone Bonaparte e successivamente la proprietà passò prima a Mons. Pietro Basso, poi i Pivetta, quindi il Cav. Lucio Pinarello all’inizio del XX secolo.
Successivamente ai Filippin ed infine al Sig. Andreatta.
Per molti anni è stata la residenza del famoso scrittore Sergio Saviane morto nel 2001.
Un tempo era adornata di molte adiacenze, di giardini con fontane e getti d’acqua purtroppo andati persi nel corso degli anni.
Alla villa è collegata la chiesetta di San Francesco tramite un passaggio coperto.
Santa Giustina
La chiesa di S. Giustina è un piccolo oratorio, molto isolato e nascosto nella valle che dalla pianura conduceva lungo una strada romana (di cui esistono ancora tracce) e che una volta era la via di comunicazione principale attraverso le colline, a Possagno. Se non fosse per il campanile, visibile dal paese, non ci sarebbe segno che ne indica la presenza. La chiesa di Santa Giustina sorge tra Castelcucco e Possagno presso il Col Muson, sul più occidentale dei valichi che un tempo mettevano in comunicazione la Valcavasia con la pianura. E’ l’edificio più antico di tutta la pedemontana del M. Grappa. Come le primitive chiese cristiane ha un’archittetura semplice: la facciata è a capanna, con una porta fiancheggiata da due finestre, con stipiti in pietra; sopra la porta vi è una cornice sporgente, sormontata da una finestra semicircolare. Il tetto dell’abside è
rialzato e retto da dentelli rettangolari sporgenti. Il campanile merlato è stato eretto nel 1907.
La facciata di S. Giustina è preceduta da un recinto, delimitato da un basso muricciolo, che in antico conteneva un cimitero.
Addossata al fianco sud della chiesa c’è una casa sui cui muri ci sono delle decorazioni bianche e rosse a rombo, motivo decorativo locale di antica tradizione. Essa è stata per decenni abitazione di eremiti. L’ interno della chiesa, ad una navata, è diviso da un’arco in due parti: il presbiterio con altare a forma poligonale, è chiuso da un’abside coperta a volta, il pavimento è in cotto e in pietra. L’altare ligneo ha uno schienale con tre nicchie nelle quali sono posti la statua di S. Giustina ed ai lati i dipinti di S. Maria e di S. Prosdocimo.
Castello Col Muson
Nella zona pedemontana del Grappa numerosi sono i resti di fortificazioni medievali in pietra, basti pensare ad Asolo, Monfumo, Maser e Onigo.
Anche Castelcucco aveva il suo castello sulla cima del Col Muson ad un’altezza di circa 387 m. s.l.m. La posizione centrale con asse ovest-est parallelo alle pendici del Grappa e del Tomba, riduce a pochi valichi le comunicazioni con la pianura trevigiana. Da lassù inoltre, è possibile controllare il territorio a trecentosessanta gradi, sia verso i monti che verso la pianura. Alcuni studiosi avevano ipotizzato la presenza in Castelcucco di un altro castello in località Collalto, però purtroppo senza dati storici validi. I resti del castello misurano 156 metri di lunghezza e 31 metri di larghezza e si innalzano da pochi centimetri a tre metri. Il castello presenta al suo interno due aree di diversa misura unite da un passaggio molto stretto. A nord si affaccia su un ripido precipizio verso la Valcavasia ed a sud presenta vari terrazzamenti per la maggior parte sepolti dal terreno. Sulla metà della cortina settentrionale è probabile la presenza di una torretta di controllo. All’interno esiste una cisterna per la raccolta dell’acqua, simile a quella presente nella Rocca di Asolo, fatta in blocchi di calcare di circa sette metri di diametro ed una profondità di quattro metri.
Era rivestita al suo interno di pietre e mattoni impermeabilizzata di intonaco di cocciopesto e argilla, veniva riempita di sabbia pulita che si imbeveva di acqua filtrandola e ne impediva l’evaporazione.
Un pozzetto centrale permetteva l’estrazione dell’acqua filtrata. Il castello fu costruito in blocchi di pietra squadrati legati con malta. Per la parte interna si utilizzò la tecnica detta a “sacco” fatta con strati di malta e scaglie di pietra. All’esterno del castello si è scoperto la presenza di resti di un edificio realizzato con la stessa tecnica del castello; si presume che la sua funzione fosse quella di torre.
San Bortolo
Si trova in zona collinare a circa 600 metri dall’innesto con la provinciale n.6.
La sua è una posizione strategica, perché permette di superare la dorsale attraverso la Val Galliera, che divide il Collalto da Colle Quarisa per raggiungere in breve la Chiesa di San Tommaso a Costalunga e la Val Maor.
La primitiva cappella risale al secolo VIII ed è di opera longobarda. La piccola aula rettangolare che si trova sul retro della chiesa è la parte più antica. L’edificio attuale si compone di un’aula esagonale realizzata da Angelo Bastasin nel 1763. Il catino absidale è suddiviso in due parti: quella inferiore raffigurante le dodici figure apostoliche, la parte superiore rappresenta invece Gesù Cristo e al di fuori i simboli dei quattro Evangelisti.
Staccato dal corpo dell’Oratorio sorge il campanile del 1862. Importanti opere di restauro vennero apportate nel 1908. Poi nel 1945 venne rifatta la copertura e nel 1982 vennero eseguiti dei lavori di consolidamento.
San Bartolomeo fu uno dei dodici Apostoli ed era sempre lodato da Gesù perché in lui non c’era falsità e fu in grado di convertire al Cristianesimo intere città. Dovette subire un atroce martirio; infatti legato ad un albero fu scorticato vivo.
Oratorio di San Francesco
La chiesetta è stata realizzata dall’architetto Giorgio Massari progettista di molte altre opere d’arte della zona tra cui Villa Pola a Vedelago, Villa
Fietta a Paderno, la chiesa di Cendrole e di Crespano del Grappa ed il Palazzo Municipale ad Asolo solo per nominarne alcune. L’oratorio di San Francesco, situato in una zona alle pendici del Col Muson tra Castelcucco e Paderno era annesso alla Villa Perusini ed è in una posizione circondata da tanto verde. La costruzione fu antecedente al 12 settembre 1752, data in cui il Vicario generale Mons. Franzogia concesse licenza di celebrare la Santa Messa. Durante la prima guerra mondiale fu adibito a deposito militare e cadde in un profondo degrado. Nel 1944 la Signora
Pinarello, proprietaria dell’epoca, lo donò alla Parrocchia di Castelcucco, che nel 1953 sotto la pressione di Don Primo Aggio fu restaurato dalla
Soprintendenza ai Monumenti.
La chiesetta è a pianta ottagonale. La facciata è a tre fronti e gli elementi decorativi sono ridotti all’essenziale. I due fabbricati laterali, che corrispondono al vano che gira intorno all’altare, fanno parte integrante della chiesa, perché coperti dallo stesso tetto. Ai piani superiori si accedeva direttamente dalla Villa attraverso un corridoio pensile. Sono presenti due campaniletti che un tempo terminavano con due cupole di rame asportate durante la guerra. L’altare, primissimo ottocento, si presenta semplice, ma ben proporzionato, ed è in marmo di Carrara. Sopra ci sono quattro bianche colonne con capitelli corinzi e un frontone arcuato.
La pala d’altare raffigura la Vergine con il Bambino e i Santi Francesco, Domenico e Pietro d’Alcantara. Sul soffitto è rappresentata la Trasfigurazione attribuibile a Bernardo Bellotto ed ha caratteristiche tiepolesche. Appaiono le figure di Giovanni e Giacomo in un paesaggio roccioso e Pietro che guarda verso l’alto Cristo; quest’ultimo è trasfigurato in una sorta di sole stilizzato. Al suo fianco c’è Elia e a sinistra Mosè. San Francesco è sicuramente uno dei Santi più amati e conosciuti dai fedeli. E’ sempre stato visto come un apostolo della contestazione non violenta, un oppositore al materialismo ed al consumismo. Nacque nel 1182 ad Assisi da una nobile famiglia.
In origine si chiamava Giovanni, poi il padre gli cambiò il nome in Francesco per venerazione del popolo francese.
Nel 1202 partecipò alla battaglia di San Giovanni per difendere la sua città in guerra contro Perugia e rimase prigioniero.
L’anno dopo fu liberato, ma a ventitré anni fu colpito da una malattia fino a giungere in pericolo di vita. Una volta riabilitato cambiò carattere e abbandonò le sue precedenti passioni. Durante uno stato febbrile sentì la voce del Signore che lo chiamava al suo servizio ed iniziò a dedicarsi alla meditazione ed alla preghiera. Il Padre, resosi conto della conversione del figlio, fece di tutto per redimerlo, fino a rinchiuderlo nel carcere, decidendo di diseredarlo. Francesco fece voto di povertà e da quel momento seguì i principi di Cristo basati sullo spirito delle Beatitudini.
Oratorio di Santa Margherita
La chiesetta fu ricostruita dopo il terremoto del 1695, ma il primo documento che attesta una piccola donazione alla chiesa risale al 1316.
Altri importanti lavori di restauro furono eseguiti nel 1868, nel 1935 e nel 1996. Si trova vicino ad un acquedotto a circa metà strada tra
Castelcucco e Paderno.
Si presenta ad un’unica navata con campanile a vela ed abside ad est. L’altare è in legno e dietro c’è una piccola sacrestia.
Il Paliotto è lavorato a mano in stile barocco del Seicento; sopra ci sono due colonne corinzie di colore rosso.
E’ presente, sempre sull’altare un olio su tela raffigurante la Madonna in Gloria con i Santi.
Degni di nota sono quattro candelieri in ottone, un leggio ligneo, due statue di angeli reggicero e le due acquasantiere.
La festa della Santa viene celebrata ogni anno il 20 luglio.
Santa Margherita era invocata dalle donne desiderose di avere un figlio ed era uno dei quattordici Santi Ausiliatori.
Rimase orfana della mamma e la nutrice alla quale fu affidata le insegnò l’amore per la religione.
Nonostante il padre che la ripudiò, perché lui era fedele al Paganesimo, i numerosi processi ai quali fu sottoposta per ritornare alla sua fede precedente, Lei lottò finchè fu addirittura gettata in una vasca con mani e piedi legati.
Una colomba bianca discese su di lei e la liberò, e continuò a lottare per difendere le sue idee, finchè nel 275 fu decapitata sotto l’imperatore Diocleziano.
Oratorio di Santa Lucia
L’oratorio di Santa Lucia si trova sulla sinistra salendo verso Paderno del Grappa, circondato da un ampio prato ed alberi secolari. Trae le sue origini all’epoca dell’insediamento del Cristianesimo nell’Asolano; si parla della chiesa di Santa Lucia nel ricordare l’Evangelizzazione di San Prosdocimo in terra veneta nel terzo secolo. Sembrerebbe che, prima della chiesa, ci fosse un sacello ed una comunità di frati, la quale fa risalire l’esistenza della chiesa al XII secolo.
Dopo la caduta dei Carraresi di Padova avvenuta il 13 dicembre 1388 la chiesa fu dedicata al Santo del Giorno cioè a Santa Lucia.
Essendo datata all’Alto Medio Evo è più antica della Chiesa Parrocchiale. L’attuale aspetto risale a degli ampliamenti apportati fra il XVI e XVII secolo. Si presenta a pianta rettangolare con facciata a est e campanile appoggiato a sud. L’ingresso principale è coperto dal protiro. Degni di nota sono l’altare maggiore ligneo e gli affreschi dei due altari laterali.
Quest’ultimi sono del Seicento decorati in foglia d’oro e per motivi di sicurezza sono stati trasferiti nella chiesa Parrocchiale.
L’altare maggiore è riccamente lavorato con testine di putto e tralci vegetali che si snodano a serpentina. Il Crocefisso del XIX secolo è in legno intagliato e dipinto.
Di particolare interesse sono le acquasantiere, una in marmo rosato ed una in pietra d’Istria.
Nella Chiesa sono presenti parecchi “ex voto” fervidi segnali di fede e devozione popolare verso la Santa. Santa Lucia, martire di Siracusa fu ricordata anche nella Divina Commedia come simbolo della luce spirituale, cioè della Grazia Illuminante. Nata nel 285 era destinata come sposa ad un ricco concittadino. Dopo una miracolosa guarigione della madre decise di rompere il fidanzamento.
Il promesso sposo non volle darsi per vinto e la denunciò come cristiana al proconsole romano.
Durante il processo la Santa ribadì i suoi principi morali e dottrinali e per questo fu sottoposta a crudeli torture, tanto che morì martire nel 304. Poiché la tradizione narra che le furono tolti gli occhi, viene da sempre invocata come protettrice di coloro che hanno affezioni alla vista.
Chiesa Arcipretale San Giorgio
La consacrazione della Chiesa avvenne il 3 ottobre 1654 da parte del Vescovo di Treviso Giovanni Antonio Lupi. La struttura attuale risale al
1692, ma nel 1695 un terremoto danneggiò gravemente il campanile, tanto che nel 1713 diventato ormai pericolante fu abbattuto. L’attuale torre campanaria fu eretta nel 1910.
Nella facciata a timpano si apre un sontuoso portale d’ingresso sul quale si legge la data 1649. Sopra si trova un riquadro rappresentante
la figura di San Giorgio patrono della Chiesa. Sotto il timpano, orna l’intero complesso una semiluna in vetro riportante Mosè che riceve le tavole della legge.
La chiesa è ad un’unica navata con sei cappelle occupate da altari lignei risalenti al 1600 e da altari di marmo lavorati ad intarsio. Sopra la porta principale è di notevole pregio il Crocifisso di legno risalente al 1400. Il presbiterio ottagonale è circondato da un coro in legno di noce risalente al 1600. Il soffitto in affresco è opera di Sebastiano Santi del 1859 e raffigura la gloria di Santa Lucia, di San Bartolomeo e di San Giorgio.
Dello stesso periodo sono le quattordici stampe della Via Crucis, acquistate a Parigi da Don Bartolomeo Fabris arciprete dell’epoca.
Le vetrate sopra l’altare restaurate nel 2001, rappresentano i simboli dell’Uva e Spighe, cibo che Gesù ci ha preparato, come suo corpo e sangue; del Pellicano che per nutrire i suoi piccoli se non trovava cibo si squartava il petto, quindi un’immagine dell’amore materno di Dio; dell’Agnello simbolo della liberazione e salvezza, dei Pani e Pesci per ricordare il noto miracolo che sfamò migliaia di persone ed infine la vetrata del Calice e Colombe, Calice simbolo del Sacrificio di Cristo e le Colombe simbolo della Pace.
Le tele di maggior pregio raffigurano: il Martirio di Santa Lucia opera del Veneziano Zaniberto del 1635 scuola di Paolo Veronese; una pittura su tavola raffigurante la Vergine con il bambino del 1400 del Virarini. San Giorgio da sempre presentato a cavallo, rivestito di possente armatura, che colpisce il drago con una lunga lancia, sta a significare che se il cristiano si veste dell’armatura della fede può vincere il peccato, peste dell’anima.
San Giorgio è da sempre invocato dai popoli quale protettore contro “il drago”, portatore di malattie infettive, di peste e di morte.
Oratorio San Gaetano
Situato in località Posa. La costruzione risale ai secoli V e VI all’epoca dell’Evangelizzazione operata da San Prosdocimo.
E’ anche dedicato alla Madonna delle Grazie, forse per ricordare la peste che non colpì il paese nel XVII secolo. L’area su cui sorge la chiesetta fu di vari proprietari nel corso dei secoli, dalla famiglia Dall’Armi ai Signori di Meduna, per poi passare nel 1805 alla famiglia Perusini e nel 1875 alla famiglia dei Cobertaldo. Nel 1936 fu ceduta ad Antonio Signor che successivamente la donò alla Parrocchia di Castelcucco. Il campanile risale al 1912, e fu utilizzato in seguito come cabina elettrica.
La chiesetta è costituita da un’unica navata, da un altare e da una sacrestia. Degna di nota un’acquasantiera in alabastro risalente al 1524.
Sull’altare domina una tela di notevoli dimensioni del 1700 che rappresenta la Madonna delle Grazie attorniata da diversi santi e da un re di Francia.
San Gaetano da Thiene nacque nel 1480, la sua era una nobile famiglia e nonostante ciò lui dimostrò da subito il suo carattere umile e timido.
Studiò diritto a Padova e successivamente intraprese la vita sacerdotale; a trentasei anni gli fu affidata la sua prima parrocchia a Malo.
Nel corso della sua vita si prodigò ad aiutare gli orfani, i carcerati, i poveri e gli ammalati, facendo parte di numerose associazioni atte a questo. Fu segretario del Papa Giulio II e a Roma capì i limiti ed i difetti della gerarchia ecclesiastica dell’epoca.
Nel 1524 fondò l’ordine dei Chierici Regolari Teatini dedita a predicare la riforma dei costumi del Clero.
Per la sua illimitata fiducia in Dio, è venerato come il Santo della Provvidenza.